venerdì 13 novembre 2009

MA LA RICERCA BIOLOGICA A COSA E’ VOTATA?

 

 

“Nella Storia i progressi dell’umanità viaggiano a una velocità inferiore rispetto ai regressi: il progresso è un maratoneta, il regresso un centometrista.”  Antonio Tabucchi

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “The Lancet”, una pandemia globale di influenza potrebbe uccidere 62 milioni di persone nel mondo. Quindi le vittime sarebbero più numerose rispetto alla Spagnola del 1918.

E grazie al cavolo, dico, la popolazione attuale rispetto al 1918 è aumentata di quasi 2 miliardi di crani, l’aspettativa di vita è passata da 60 a 82 anni, è fisiologico che ci siano più vittime.

 Cerco di ignorare il killeraggio mediatico che si sta attuando sul vaccino per l’H1N1, dico che era giustissimo il primo aggettivo “influenza suina”, calzava al meglio con “porcata” ai danni di chi corre a farsi infettare con un vaccino di dubbia efficacia.

L’altra sera ho ascoltato Exit su La7 (non guardo la televisione, è all’opposto della postazione del computer, quindi l’ascolto), ma l’altra sera mi sono voltata di scatto a guardare la faccia jeratica di Ferdinando Aiuti, giustamente accusato di fare terrorismo psicologico, alla domanda

“lei ha fatto vaccinare i suoi nipoti”?

Prima ha cincischiato con le parole, poi ha cercato di prenderla alla lontana, ha tergiversato a lungo, un incazzatissimo Olivero Bea lo ha incalzato:

“lei ha fatto vaccinare i suoi nipoti? Coraggio, un si o un no”

Tentativo di dare una “nobile” motivazione ma ancora incalzato ha esalato un sofferto:

“no”

E li si è scatenata la cacofonia, tutti a parlare assieme, ma nessuno ha cancellato la prima parte della trasmissione culminata in quel “no” ammesso a denti stretti, il resto sono state solo “balle di parte”.

Novartis Vaccines ha costruito il vaccino in soli quattro mesi, chi mastica di biologia sa che la costruzione di un vaccino richiede anni tra studi e test, prima su animali e poi sull’uomo, personalmente sono una diffidente sui test condotti sugli animali, quello che va bene per un topo o un cane non potrà mai andare bene per una specie diversa, ma io sono un cane sciolto.

Tornando a Exit, di tutta la trasmissione, quello che mi piaciuto di più sono state le spiegazioni delle condizioni di fornitura, massive (se nessuno si farà vaccinare se li possono far salire Aiuti & C per via rettale) e senza assunzione di responsabilità nel caso di effetti  collaterali indesiderati, morte del paziente compresa.

Da un pezzo mostro i denti a chi mi rimprovera di fumare troppo e bere troppo caffè, rispondo che si facciano una padellata di c@@@i loro, sono libera di scegliere quale veleno inocularmi, uscendo da casa, il primo tubo di scappamento che incrocio mi spara nei polmoni una intera stecca di sigarette, aprendo il rubinetto dell’acqua ingurgito tanta varechina da sbiancarmi le budella per tutto il giorno, se compro un cespo di lattuga e la scordo in frigo, una settimana dopo la ritrovo vispa e ingigantita, come se qualcuno le avesse somministrato una potente dose di NGF (fattore di crescita), una bistecca comprata la sera, bella, rossa e sanguinolenta, il giorno dopo presenta tutti i sintomi della necrosi e della decomposizione, tutte le polveri sparate sulla ex Jugoslavia negli anni 90, uranio impoverito, bombe alla polvere di grafite, non si fermano alla frontiera, mi avvolgono e avvelenano, quando mangio una orata mi domando quanto mercurio sto mandando in circolo, ci hanno ciullato la catena alimentare con ogni mezzo e non gli basta ancora!!!

Le industrie farmaceutiche sono paragonabili alle industrie di materiale bellico, le seconde ammazzano subito, le prime necessitano della cronicità, più un paziente resta in stallo, più loro incamerano profitti.

Sulla pandemia sto cominciando a malignare sadicamente, visto il numero abnorme della popolazione mondiale, perché non scatenare la psicosi e vaccinare tutti portandoli sulla strada  dell’eterno riposo?

Sempre che, non abbiano letto il libro di John le Carré “il giardiniere tenace”, un perfetto manuale per genocidi impossibili da provare.

 

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