lunedì 16 novembre 2009

NOI CHE NE ABBIAMO LE SCATOLE PIENE…

…di essere additati come emblemi del meglio o del peggio del 1968, dipende dalla parte che ci indica, spostando l’ordine dei fattori  il risultato non cambia, o su un piedistallo come emblema  del meglio o nella polvere, come emblema del peggio. 

Sempre emblema e mai persone.

Questa volta a rompere le scatole ci si mette Gian Luigi Paracchini del  Corriere della sera.

Libertà, musica e ora la pensione. La vita (in discesa) dei nati nel ’48

http://www.corriere.it/cronache/09_novembre_16/nati_nel_48_be5fc2c8-d27b-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml

Il tipo “ci riassume nello stereotipo”:fumo, sesso, rock&roll, posto fisso, mutua, assegni familiari, istruzione gratuita, atenei  accessibili e borse di studio, vita in discesa e gaudente con la pensione assicurata, siamo arroccati nella convinzione di essere stata la meglio gioventù con la migliore colonna sonora, noi nati nel 1948  siamo  troppo fortunati  e troppo autoreferenziali per risultare minimamente simpatici.

Ma questo illustre sconosciuto è convinto che ci è stato elargito tutto benevolmente come la manna dal cielo?

Se si, è un’ignorante (nel senso che ignora la storia del periodo), se no (riletto il pezzo  ne sono convinta), vorrei sapere quanto lo pagano per la creazione di una nuova categoria di nemici dell’odierna economia.

Non saremo simpatici ma sempre meglio che essere “limitati mentali che si apprestano a nuove crociate”.

Nel 73 De Andrè li definiva “…intellettuali di oggi, idioti di domani…” aveva ragione.

Non mi è piaciuto l’articolo ne per contenuto, ne per  impostazione, leggendolo anche nelle pieghe mentali più contorte dell’autore, quello che ne deduce chi legge “mordi e fuggi” è ovvio, noi siamo i privilegiati garantiti a vita da una rendita quasi discutibile.

Sono sicura che se lo incontrasse un muratore con 40 anni di pala e picco impressi  nelle mani sotto forma di calli, gli farebbe fare il giro turistico dell’Italia a ceffoni, per fargli schiarire le idee su quanto gli è costata la rendita vitalizia, come sono sicura che, se lo incontrasse un tranviere in pensione, lo appiccicherebbe alla parete di un deposito tranviario, con la speranza che venga spiaccicato dai respingenti di una vettura guidata da un uomo stanco dopo otto ore di traffico e umanità varia, umanità che ti scodella nelle orecchie le sue disgrazie vere o presunte e nelle narici olezzi di vario genere, compreso quello intestinale.

Per non parlare se lo pesca un metalmeccanico dopo 35 anni di catena di montaggio e buona parte di lavoro pagato a cottimo, avevamo proprio bisogno di un altro sputasentenze della domenica e tuttologo a tempo perso.

Dice che siamo stati i ventenni del: fumo, sesso senza aids (le multinazionali farmaceutiche non avevano ancora impestato l'umanità con le loro ricombinazioni geniche o vaccini dal ceppo animale), rock&roll, fortunati perché abbiamo visto i Beatles e siamo nati lo stesso anno del vinile (meno male che si è ricordato di dire che siamo nati l’anno dell’entrata in vigore della Costituzione).

Perché non prova a parlare di noi ventenni  occupanti università e fabbriche per ottenere il diritto allo studio per tutti e un minimo salariale garantito fuori dal lavoro a cottimo?

Come mai non parla delle ore di sciopero che ci è costata la legge 300, quanti di noi si sparavano 8 ore di lavoro e 5 di scuola serale o di università? Perché diavolo non dice che solo una piccola parte ha depistato creando  gli anni di piombo e rompendo le scatole anche a noi che ci battevamo per un paese più moderno e colto? Come mai  non parla di cosa abbiamo contribuito a mettere sulla bilancia dei diritti delle donne?

Siamo autoreferenziali? Ne abbiamo il diritto, miravamo allo sdoganamento dall’ignoranza di  massa, per noi la scuola non era un parcheggio ma una scelta, lo studio era la fame delle menti e veniva saziata, perché non dice che,  un certo Mario Capanna tenne un discorso in latino di venti minuti al parlamento europeo e alla fine del suo discorso gli astanti sono scattati in piedi applaudendolo per dieci minuti di fila? dirlo comporta ammettere che non eravamo poi quegli zotici votati alla contestazione di parte e basta?

Siamo autoreferenziali perché ci definiamo “la meglio gioventù”? E’ vero, siamo quelli che a 20/22 anni, hanno gettato le basi che hanno regalato ai discendenti le riforme sociali, tutte le riforme sociali, le abbiamo conquistate e molte volte pagate salate, la pensione non è una elargizione che ci viene data (come oggi) dopo due anni e otto mesi di “cazzeggio a Montecitorio” o imbrattando una pagina al solo scopo di coprire uno spazio bianco, ce la siamo sudata alla catena di montaggio, sui tram affollati e puzzosi, mettendo un mattone sull’altro, scavando fogne, posando tubi, stando a una scrivania, sopportando le mestruazioni mentali  del capoccia di turno e non per due miseri anni da parlamentare, ma per 30/35/40 anni, noi ventenni allargavamo le braccia per la conquista di una vita migliore, oggi allargano altro per  conquistare un siparietto da escort o tronista, la comparazione non si pone.

Siamo troppo fortunati per risultare simpatici?

E a chi dobbiamo risultare simpatici? Ai tuttologi? Agli psicologi? Ai sondaggisti? Agli economisti? Ai politici? Ai pennivendoli della domenica o ai ventenni e quarantenni che ci guardano con malcelata invidia per  il reddito che percepiamo  senza guardare quanto ci è costato ottenerlo e  che non fanno niente per evitare che gli vengano sfilati dalle dita quei diritti che noi, “antipatici e goderecci” abbiamo ottenuto facendo le barricate, i picchetti, le occupazioni, gli scioperi, pagandoli  con licenziamenti ed espulsioni dagli atenei? 

Leggendo quell’articolo mi sono detta che, non solo siamo stati “LA MEGLIO GIOVENTU’”  siamo anche le “MIGLIORI MATERIE GRIGIE”  che circolino, non solo non ci voltiamo indietro per  autoincensarci, ma guardiamo avanti, noi sappiamo pensare, abbiamo saputo costruire e se tutto questo ci rende antipatici…dormiamo lo stesso.