e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato
Dire che mi sono fatta due nocciole a mongolfiera è dire poco, se n’è andato uno che ho detestato senza se e senza ma, non oso pensare cosa succederà quando si leverà dalle scatole l’affetto da sindrome del padreterno.
Il servilismo mediatico ha eliminato le incitazioni alla violenza di Stato, ma io non ho scordato l’ex ministro degli interni, non ho scordato Bologna 1977, non ho scordato il caso Moro, non ho scordato il caso Giorgiana Masi, non ho scordato questo suo suggerimento a Maroni, proprio per questo non scordare e riconoscendogli un cinismo pari al mio, ma su fronte opposto, non posso che augurargli di incontrare le vittime innocenti del suo incarico, che gli presentino il conto che non ha mai saldato da questa parte.
"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno: infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano".
Sto provando a leggere i giornali e non c’è verso, i conati salgono, la notizia è sempre la stessa e ogni giorno è vestita con una virgola in più, ho la netta sensazione che abbiamo importato il metodo delle campagne elettorali in voga in America, quello basato sulle mutande dei candidati, con la differenza che da quelle parti, se uno ha un milionesimo di retroterra simile ai nostri, lo mettono sotto inchiesta e dopo lo mandano a casa, dalle nostre si lanciano rasoiate, si mostrano le amanti vere o quelle presunte, si sputtanano le ruberie, gli intrallazzi senza badare ai mezzi o fare sconti e li si continua a vedere ben ancorati allo scranno.
Mi hanno stancata, sono solo dei miserabili alla riscossa
Arrivo da una esperienza che mi ha messa a confronto diretto con una fascia di umanità che per questi buffoni non esiste, una umanità speciale che merita essere raccontata, la racconterò tra qualche giorno, ora lo farei in maniera superficiale, raffazzonata e sarebbe un torto imperdonabile, meritano il meglio per essere raccontati.
Ora mi sento come la canzone sotto, come se avessi vuotato del tutto il sacco delle esperienze, invece è solo disgusto per questi miserevoli esseri e per i pennivendoli che continuano a imbrattare pagine in maniera maniacale, scordandosi che esiste un Paese e un Popolo con problemi reali.
L’aggettivo “vergogna” per gli attuali politici e giornalisti è solo un buffetto, definirli la metastasi cancerogena del paese è più attinente, tossici e mortiferi come un cibo avariato che non da scampo.
LA FATICA
Amore mio, che cosa vuoi che dica Sarà che mi è scoppiata la fatica O forse ho scaricato tutto il sacco di esperienza E sono fermo ai blocchi di partenza A volte sono stanco di pensare Mi sento come un pesce senza il mare Ho scritto tante cose, tanti fatti e le ragioni,
cercando di fermare le emozioni Mi piace aprir la botte e raccontare
di come a volte il cielo tocca il mare Di come l'infinito sia nel viso della gente,
che ha costruito tutto e non ha mai avuto niente
Amore mio, vorrei ricominciare
con tante cose ancora da inventare E non sentirmi vuoto come un fiasco già scolato Con l'impressione d'essere arrivato Mi piace scombinare l'acquisto
e rivoltar la giacca ad un partito E fare i conti in tasca alle morali e tradizioni Col gusto di scoprire le finzioni E allora con la falce taglio il filo della luna La musica mi sembra più vicina E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna E cerco di tornare come prima
Amore mio, mi mancan le parole
per costruire torri in faccia al sole Sarà perché son stato troppo tempo a vegetare e l'ho chiamato spesso riposare Ma non ho ancora perso la mia rabbia Non mi hanno ancora chiuso nella gabbia E pesco ancora in fondo alle mie tante ribellioni
per scaricarle dentro alle canzoni
Mi piace respirare la chiarezza Sentire dentro un po' di tenerezza Rompendo i bugigattoli dei dogmi culturali
stampate sulle tavole di pietra o sui giornali E ancora con la falce taglio il filo della luna La musica mi sembra più vicina E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna E cerco di tornare come prima
Amore mio, se a volte mi nascondo Se chiudo le mie entrate a questo mondo È solo per cercare di capire come sono Mi sento naufragare e mi abbandono Mi piace poi tornare come nuovo Sentire che mi scrollo e che mi muovo Allora c'è nell'aria come un altro ritornello Così che ripulisco il mio cervello E allora con la falce taglio il filo della luna La musica mi sembra più vicina E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna E cerco di tornare come prima.