martedì 27 luglio 2010

DECRESCERE E’ VITALE

Un giro per giornali, le prime pagine calate sul grido di dolore del DDL intercettazioni, rischiamo il bavaglio se pubblichiamo qualcosa di non veritiero, visto che in genere picchio duro solo se ho la prova provata che l’argomento è reale, mi preoccupo più della parte che riguarda le intercettazioni alle cricche e ai mafiosi.

 

Detesto il pensiero unico e lo detesto da qualsiasi parte si manifesti.

 

Sotto il grido di dolore segue la rissa che si è scatenata dentro il “partito dell’ammore…per i soldi e la truffa”, mi sono detta che se il PD avesse fatto metà opposizione di quanta ne sta facendo Fini, avremmo avuto un rigurgito di interesse per l’opposizione e non un rigurgito di bile derivato dal suo silenzio assordante.

 

Vado a leggere Il fatto quotidiano e superata la prima, seconda, terza e quarta pagina mi imbatto in un articolo dal titolo quasi arrapante…

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/26/decrescita-fiat/44089/

 

…dopo averlo letto ne ho convenuto che l’eccitazione mentale ci stava tutta, non sono una pecora nera della sinistra, sono in buona compagnia, siamo un gregge di pecore nere in continua crescita.

 

Da mesi continuo a scrivere che siamo arrivati al capolinea dei numeri e proprio questi numeri fanno la differenza a favore dei pescecani della finanza e dell’industria, continuo a ripetere che è ora di finirla con le fabbriche da 5 o 10 mila operai, una volta che entrano in crisi reale o voluta, quei numeri portano ad accettare ogni aut-aut posto dal pescecane di turno.

 

Altro aspetto che discuto sempre, evitare se possibile, che marito e moglie lavorino nella stessa fabbrica, nel caso di chiusura una parte di reddito per la sopravvivenza c’è, nel caso Mirafiori sto assistendo a una paura strisciante derivata da interi nuclei familiari che ci lavorano.

 

Un ragazzo intervistato a Torino su cosa pensa del caso Fiat ha risposto:

 

“se la cosa servisse per produrre meno auto io non potrei che esserne felice”.

 

E dategli torto…aggiungo, ma a chi si possono vendere le macchine che vengono prodotte nel mondo?

 

Non fatemi il discorso che è lavoro e quindi reddito, un auto si può comodamente definire un bene durevole, in quanto tale, una sua massiva produzione porta alla saturazione del mercato in breve tempo, stesso discorso per lavatrice frigofero, surgelatore, computer, mobili…e chi ne ha ne metta.

 

O si diversifica con numeri inferiori o le soluzioni saranno solo modi per far riempire le tasche agli azionisti di ogni genere.

 

O si comincia a pensare a un solo figlio a coppia o si darà vita solo a futuri schiavi e futura carne da cannone.

 

In Italia la fiat negli anni 70 aveva 250 mila dipendenti oltre a un indotto stimato sui 350 mila addetti, 158 mila tra Mirafiori e Lingotto, oggi il lingotto non c’è più, chiuso da 30 anni e Mirafiori ha 5 mila dipendenti…mi fermo, credo che basti a augurarsi che se Marchionne vuole andarsene lo faccia in fretta, Torino e lo Stato unitamente agli operai hanno già dato, se lui se ne va, finisce l’agonia e si può pensare da dove ricominciare e con chi.

 

E vediamo di farla finire questa storia del popolo delle partite I.V.A, un modo di ingrassare gli speculatori e affamare chi la apre.

 

 MAURO BIANI

 

 

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