giovedì 21 marzo 2013

MIMì-COCò-E CACM-O CAZZ

 

Dopo aver sentito la Kapò

 

Se non ci danno il governo chiediamo presidenza Copasir e Vigilanza Rai

 

 

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Vedendo la foto sopra ho pensato a Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, poi mi sono ricordata la signora Rosa, la padrona della pensione dove sostavo quando andavo a Napoli, avevo nominato il trio e lei me lo tradusse nel titolo che leggete, sono sicura che fosse stata al posto di Napolitano, avrebbe risposto:

 

Uagliò...ma vaffà n’ bocca ‘a soreta

 

Prima ed ultima volta che posto l’immagine del trio che definisco:

 

La Kapò, il buffone e il Provolino di Raffaele Pisu

 

Detto questo, se vi leggete questo articolo di Lettera43

 

Grillo, intervista comprata da Chi

 

prenderete atto che, quello che pensiamo noi dei suoi elettori e dei suoi eletti, lui lo condivide in pieno, li reputa così deficitari che basta una parolaccia e un vaffanculo per ottenere consensi...parole sue.

 

L’elettore tipico che sogna il buffone

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L’idiozia verbale del buffone vista da Staino

 

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Ma c’è un altra categoria che sta mostrando di non avere un briciolo di amor proprio, i giornalisti, siano essi della carta stampata o radiotelevisi, vi caccia, vi insulta, vi detta proclami attraverso la Kapò e Provolino=Crimi e gli correte ancora appresso?

 

Ma raccattate un briciolo di dignità e lasciatelo al suo stagno fetido zeppo di papere starnazzanti tra loro, muti all’esterno e quando dicono qualcosa, almeno, io penso al bossi padre e mi dico che sono suoi emuli, hanno preso il diploma per corrispondenza, alla scuola radio elettra.

 

Uno che scrive “La mia prima giornata a “MONTE CITORIO”, è andato a fare la settimana bianca in montagna, infatti, un altra cretina gli ha scritto su faccialibro:

 

"che bello in montagna, c'è molta neve"?  e non ci trovo niente da ridere...anzi.

 

Addà passà a nuttata, saddà fà juorno.

 

Se solo Bersani avesse un altro colpo di genio e proponesse Stefano Rodotà...

 

 

sabato 16 marzo 2013

E SALUTEME ‘A SORETA

Non serve la traduzione.

 

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Presidente del senato Piero Grasso

 

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Presidente della camera Laura Boldrini

 

Non so come finirà con la formazione del futuro governo, dopo le dichiarazioni di alcuni esponenti, vedo nero.

 

I montiani hanno dichiarato che non daranno assensi.

 

La ravetto al solito ha le mestruazioni verbali e sarebbe meglio si mettesse un tampax in bocca, invece no, parla di andare a votare.

 

Il M5S non ha ubbidito in massa e almeno, la parte Siciliana ha votato Grasso, vediamo se finisce a espulsioni o a luparate nelle nocciole dei guru.

 

Chierichetto franceschini e lady ikea con scorta...non pervenuti.

 

Al finto cieco si sono offuscate le speranze di sfangarla del tutto.

 

E nel PD...il prossimo congresso visto da Staino.

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Intanto mi godo questo momento di soddisfazione sociale, almeno, questi due Presidenti, alle loro spalle non hanno scheletri, hanno lavori rivolti verso lo stare meglio della gente.

 

Agli speranzosi di tutti gli schieramenti, trombati senza se e senza ma, dedico questa.

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venerdì 8 marzo 2013

IL RE DEI CIARLATANI

 

Nel ringraziare Erminia per avermi confezionato il video in tempi brevi, posto la foto del nobel arruolatosi volontario nella repubblica di Salò e mi scuso per il post chilometrico, ma con i buffoni per vocazione c’è da stare attenti.

 

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Nel post precedente, l’amico Carlomi lascia un commento, ne stralcio una parte

 

“”Ciao Tina e buon pomeriggio. Tu non ci vai sul sito del comico e, quindi, ti racconto io cosa sta combinando il nobel di cui sopra: ha pubblicato un post ed un video. Nel primo, si rivolge a "media, partiti e soloni della politica" che criticano il movimento definendolo "l'exploit de' l’uomo qualunque e dei movimenti contestatari del ’68... sono nati velocemente e con la stessa velocità si sono sfasciati alla prima curva della realtà."

Lui, l'oscar, replica affermando "...la ragione di quelle effimere meteore è senz’altro la dabbenaggine di una generica protesta, priva di una minima analisi politica, arraffata piuttosto nel solito calderone anarcoide alla cui testa si susseguono velleitari Lenin o i soliti bordighisti..."
“”

 

Dire che sono andata in bestia è dire poco, poi ho stabilito che l’età in molti soggetti genera distorsioni della memoria e il Nobel ultimamente, cito ancora Marquez, confonde il cazzo con l’equinozio, questione di desinenze.

 

Da quei moti ne sono seguiti 12/14 anni di riforme sociali che hanno trasformato la società degli schiavi del cottimo e del caporalato, in società più equa e con diritti e doveri ben chiari...con un occhio allo stato sociale più debole.

 

1969 legge 153, pensione sociale ai 65quenni privi di risorse. Ex legge del 1965.

 

1970, maggio legge 300 (sempre che il nobel ricordi cosa tratta visto che oggi difende l’opposto)

 

1970, dicembre legge 898 Fortuna/Baslini

 

1971 legge 1204   "Tutela delle lavoratrici madri",

 

1974 Referendum per l’abrogazione della legge Fortuna/Baslini, il 59,3% disse NO.

 

1975 Maggio legge 151 riforma del diritto di famiglia

 

1978 legge 193 depenalizzazione dell’aborto

 

1978 legge 180 del 13 maggio, meglio nota come legge Basaglia.

 

Queste per citare una parte di lavoro che “noi rivoltosi del 1968 e seguire” abbiamo creato, dalla rivolta alle grandi riforme, il nostro retroterra.

 

Poi mi sono detta che forse era arrivato il momento di andare a dare uno sguardo al retroterra del nobel...è stato come schiantarsi contro un muro a 180 chilometri l’ora.

 

Visto che il nobel ha il “vizietto” di querelare chi mette il luce la sua camicia nera, mi limito a copiare e incollare da wikipedia, se vuole, quereli wikipedia, ma tanto, la verginità non gliela ricostruirà nessuno.

---Le dichiarazioni di Milani e Lazzarini provocarono grande scalpore, tant'è che testimoniarono durante il processo di Varese contro Fo il quale, dopo un acceso confronto, li denunciò per falsa testimonianza.
La querela al comandante partigiano Giacinto Lazzarini provocò non poco stupore, poiché ne la biografia “La storia di Dario Fo”, di Chiara Valentini, si legge che "il leggendario comandante Lazzarini fu l'idolo della mia vita". Il processo di Varese dura un anno e si conclude, dopo oltre dieci udienze, il 15 febbraio 1979, con una sentenza che assolve per intervenuta amnistia il direttore, de “II Nord”. Nel 1979 nella sentenza fu scritto: "E’ certo che Fo ha vestito la divisa del paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate. Lo ha riconosciuto lui stesso - e non poteva non farlo, trattandosi di circostanza confortata da numerosi riscontri probatori documentali e testimoniali - anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell’infiltrato pronto al doppio gioco. Ma le sue riserve mentali lasciano il tempo che trovano.[...] lo rende in certo qual modo moralmente corresponsabile di tutte le attività e di ogni scelta operata da quella scuola nella quale egli, per libera elezione, aveva deciso di entrare. E’ legittima dunque per Dario Fo non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore" Milani fu assolto dall'accusa di falsa testimonianza con sentenza definitiva nel 1980 perché "il fatto non sussiste". La sentenza non fu appellata e così passò in giudicato. [3]

Fo dichiarerà poi nel 2000 al Corriere della Sera: "Aderii alla Rsi per ragioni più pratiche: cercare di imboscarmi, portare a casa la pelle. Ho scelto l’artiglieria contraerea di Varese perché tanto non aveva cannoni ed era facile prevedere che gli arruolati sarebbero presto stati rimandati a casa. Quando capii che invece rischiavo di essere spedito in Germania a sostituire gli artiglieri tedeschi massacrati dalle bombe, trovai un’altra scappatoia. Mi arruolai nella scuola paracadutisti di Tradate. Poi tornai nelle mie valli, cercai di unirmi a qualche gruppo di partigiani, ma non ne era rimasto nessuno".[4][5]

Nel 2004 Oriana Fallaci ritornerà sulla questione, attraverso numerose interviste e in particolare scrivendo ne La Forza della Ragione: "fui esposta al pubblico oltraggio. Istigato, questo, da un vecchio giullare [Dario Fo] della repubblica di Salò. Cioè da un fascista rosso che prima d'essere fascista rosso era stato fascista nero quindi alleato dei nazisti che nel 1934, a Berlino, bruciavano libri degli avversari." [6]

Nel 2007 viene pubblicata l'autobiografia "Il mondo secondo Fo. Conversazione con Giuseppina Manin" edita Guanda. Nel libro viene riaperta la questione, Dario Fo «ha fatto parte della Repubblica di Salò», osserva l’intervistatrice Giuseppina Manin, coautrice del libro. Dario Fo non si sottrae, e risponde che quella «parentesi» lui non l’ha «mai negata». Ammette di essersi arruolato «per salvare la pelle». E, non rinunciando a tenere il ditino alzato, fa notare la differenza con un altro premio Nobel, Gunter Grass, che la sua militanza nelle Waffen-SS l’ha tenuta nascosta fino all’anno scorso. «Quello che più mi ha colpito della sua vicenda è il fatto di aver tenuto quel segreto dentro per tutto il tempo. Grass ha convissuto con la sua colpa per oltre sessant’anni».[7]

Nel 2007 Ercolina Milanesi,giornalista, collaboratrice e free-lance su diversi quotidiani nazionali, ha scritto che nel 1944/45 era sfollata a Cittiglio (VA), ha raccontato che conosceva bene Dario Fo e ha ricordato che "un giorno si presentò tronfio come un gallo per la divisa che portava e ci tacciò di pavidi per non esserci arruolati come lui"---

Egregio (?) premio nobel, le mie radici socio politiche affondano nel Socialismo di Riccardo Lombardi e nel Movimento Lotta Continua, ci siamo battuti per la modernizzazione del paese e non ci siamo venduti a nessuna dottrina di parte, quando parla di noi autori dei moti del 1968, si sciacqui la bocca e il cervello con acido muriatico, lei non è degno nemmeno di ripulire le panchine dove noi poggiamo le terga, lei ha indossato una camicia nera per libera scelta e strada facendo l’ha dipinta di rosso per comodo, ora, attraverso il buffone comico, sente che può tornare all’origine, ovvero, tornare a ridipingere quella camicia di nero.

Le dedico questo video, la canzone è sua, forse quando l’ha scritta non pensava che ci sarebbe stata una sessantottina dallo zoccolo duro che gliela avrebbe ribaltata addosso.

 

 

Ma che aspettate a batterci le mani
a metter le bandiere sul balcone?
Sono arrivati i re dei ciarlatani
i veri guitti sopra il carrozzone.
Venite tutti in piazza fra due ore
vi riempirete gli occhi di parole
la gola di sospiri per amore
e il cuor farà tremila capriole.

Napoleone primo andava matto per 'sto dramma
ed ogni sera con la sua mamma
ci veniva ad ascoltar.
Napoleon di Francia piange ancora e si dispera
da quel dì che verso sera ce ne andammo
senza recitar.

E pure voi ragazze piangerete
se il dramma non vedrete fino in fine
dove se state attente imparerete
a far l'amore come le regine
e non temete se stanotte è scuro
abbiamo trenta lune di cartone
con dentro le lanterne col carburo
da far sembrare la luna un solleone.

Ma che aspettate a batterci le mani
a metter le bandiere sul balcone
sono arrivati i re dei ciarlatani
i veri guitti sopra il carrozzone.
Vedrete una regina scellerata
innamorata cotta del figlioccio
far fuori tre mariti e una cognata
e dar la colpa al fato del fattaccio.

Napoleon francese per vederci da vicino
venne apposta sul Ticino
contro i crucchi a guerreggiar.
Napoleone primo che in prigione stava all'Elba
vi scappò un mattino all'alba
per venire a batterci le mani.

Ma che aspettate a batterci le mani
a metter le bandiere sul balcone...

Nobel, mi auguro che lei provi almeno un briciolo di vergogna, se dovessero mai istituirlo, lei vincerebbe il nobel all’ignominia e alla falsità ideologica, insomma, il nobel alla menzogna.

Ai compagni che per protesta hanno votato il buffone comico dico, guardate l’ultima immagine del video, è nel mio blog da tempo, ma se Berlinguer fosse ancora vivo, direbbe la stessa cosa:

 

VABB’E’...VE LO DICO

NON AVETE CAPITO UN CAZZO.

 

martedì 5 marzo 2013

QUAQUARAQUA’

 

Dopo aver letto questo articolo

 

http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/beppe-grillo-benito-mussolini-analogie-2013-quel-1922-1490356/

 

ho pensato a Gianbattista Vico “I corsi e ricorsi storici”, se solo il re gli avesse sparato nelle chiappe, ma il re gli diede le chiavi del parlamento, esattamente come le sta chiedendo il comico a Napolitano.

 

Poi sono andata a leggere il “pensiero” della capogruppo alla camera per il movimento e mi sono detta che stiamo passando non al meno peggio, ma nello stagno delle papere starnazzanti.

 

La “signora” parla di contestualizzare, farlo equivarrebbe a emulare il signor Bertone quando giustificò la bestemmia del nano “contestualizzandola”

 

Se andiamo a vedere, una delle “penne che sponsorizza il buffone” è quello che mostra la schiena dritta a sinistra e le ginocchia piegate davanti a un pericoloso fenomeno da baraccone.

 

Se persino Dagospia che non si può dire nutra simpatie per il centro o la sinistra li mostra così

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significa che questi tacciono non per ordine del capocomico, ma per non mostrare quale “fulgido pensiero e fine si sono prefissati”…della serie, purga per tutti.

 

Li sto aspettando al varco, ma ho la netta sensazione che saremo in tanti a pensare ai quaquaraquà di Leonardo Sciascia,

 

“… e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.

Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini.

E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi.

E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito.

E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.”
[Il giorno della civetta (L. Sciascia)]

 

E mentre aspetto che i quaquaraquà in camicia nera facciano il loro ingresso nelle aule, penso a quel proverbio

 

LE STRADE DELL’INFERNO SONO TUTTE LASTRICATE DI BUONE INTENZIONI.

 

Torno ad ascoltare musica, questa calza a pennello a questi “coerenti per non più di 5 minuti”...spiegano il logo.

 

Se questi sono il presente, non oso pensare a cosa sarà il futuro, se mai ne avremo uno.

 

In un mattino tiepido mi siederò in un prato
E tornerò giorno per giorno nel passato
E solcherò le rapide della mia fantasia,
dei giorni di poesia

E sarò consapevole che la mia testa strana
sognava un mondo senza figli di puttana

Un mondo senza deboli con essere pensanti
Padroni della vita, un mondo senza santi

Spenderò attentamente la mia sincerità
Parlerò di rivolta con caparbietà
Seguirò, traccerò un sentiero ovunque sia
Una strada forse buia, forse, ma mia


Supino lungo un argine ricorderò gli amici
E quanto fossimo distanti dai nemici
Per poi trovarci fragili ai trucchi dei bugiardi

Davanti ai disonesti, ai moralisti e ai ladri


Ma poi le cose cambiano e tutto lascia il segno
E impari l'arte del cinismo e del contegno
E credi di essere libero, diverso tra gli eguali
Che il mondo ha un'altra faccia da sotto i tuoi stivali


Spenderò attentamente la mia sincerità
Parlerò di rivolta con caparbietà
Seguirò, traccerò un sentiero ovunque sia
Una strada forse buia, forse, ma mia


Sì, sono stato giovane e privo di esperienza
E ho amato molto la parola intelligenza
Capace di una favola dove una vita vale
In termini di vita e non di capitale


Il tempo non è un giudice, non è nemmeno onesto
È solo un modo per finirla troppo presto
Ognuno vive attimi che cerca di fermare
Con reti di egoismo in un immenso mare


Spenderò attentamente la mia sincerità
Parlerò di rivolta con caparbietà
Seguirò, traccerò un sentiero ovunque sia
Una strada forse buia, forse, ma mia.