venerdì 13 agosto 2010

MISERABILI ALLA RISCOSSA

 Sto provando a leggere i giornali e non c’è verso, i conati salgono, la notizia è sempre la stessa e ogni giorno è vestita con una virgola in più, ho la netta sensazione che abbiamo importato il metodo delle campagne  elettorali in voga in America, quello basato sulle mutande dei candidati, con la differenza che da quelle parti, se uno ha un milionesimo di retroterra simile ai nostri, lo mettono sotto inchiesta e dopo lo mandano a casa, dalle nostre si lanciano rasoiate, si mostrano le amanti vere o quelle presunte, si sputtanano le ruberie, gli intrallazzi senza badare ai mezzi o fare sconti e li si continua a vedere ben ancorati allo scranno.

Mi hanno stancata, sono solo dei miserabili alla riscossa

Arrivo da una esperienza che mi ha messa a confronto diretto con una fascia di umanità che per questi buffoni non esiste, una umanità speciale che merita essere raccontata, la racconterò tra qualche giorno, ora lo farei in maniera superficiale, raffazzonata e sarebbe un torto imperdonabile, meritano il meglio per essere raccontati.

Ora mi sento come la canzone sotto, come se avessi vuotato del tutto il sacco delle esperienze, invece è solo disgusto per questi miserevoli esseri e per i pennivendoli che continuano a imbrattare pagine in maniera maniacale, scordandosi che esiste un Paese e un Popolo con problemi reali.

L’aggettivo “vergogna” per gli attuali politici e giornalisti è solo un buffetto, definirli la metastasi cancerogena del paese è più attinente, tossici e mortiferi come un cibo avariato che non da scampo.

 

LA FATICA

Amore mio, che cosa vuoi che dica
Sarà che mi è scoppiata la fatica
O forse ho scaricato tutto il sacco di esperienza
E sono fermo ai blocchi di partenza
A volte sono stanco di pensare
Mi sento come un pesce senza il mare
Ho scritto tante cose, tanti fatti e le ragioni,

cercando di fermare le emozioni
Mi piace aprir la botte e raccontare

di come a volte il cielo tocca il mare
Di come l'infinito sia nel viso della gente,

che ha costruito tutto e non ha mai avuto niente

Amore mio, vorrei ricominciare

con tante cose ancora da inventare
E non sentirmi vuoto come un fiasco già scolato
Con l'impressione d'essere arrivato
Mi piace scombinare l'acquisto

e rivoltar la giacca ad un partito
E fare i conti in tasca alle morali e tradizioni
Col gusto di scoprire le finzioni
E allora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima


Amore mio, mi mancan le parole

per costruire torri in faccia al sole
Sarà perché son stato troppo tempo a vegetare
e l'ho chiamato spesso riposare
Ma non ho ancora perso la mia rabbia
Non mi hanno ancora chiuso nella gabbia
E pesco ancora in fondo alle mie tante ribellioni

per scaricarle dentro alle canzoni


Mi piace respirare la chiarezza
Sentire dentro un po' di tenerezza
Rompendo i bugigattoli dei dogmi culturali

stampate sulle tavole di pietra o sui giornali
E ancora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima


Amore mio, se a volte mi nascondo
Se chiudo le mie entrate a questo mondo
È solo per cercare di capire come sono
Mi sento naufragare e mi abbandono
Mi piace poi tornare come nuovo
Sentire che mi scrollo e che mi muovo
Allora c'è nell'aria come un altro ritornello
Così che ripulisco il mio cervello
E allora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima.