giovedì 27 maggio 2010

AVVELENATA

 Da un po di tempo a questa parte non faccio mistero di chi, a mio parere, è responsabile della deriva sociale, politica e culturale del Paese, non i lanzichenecchi che stanno calando una pietra tombale sulla libertà di quasi 60 milioni di Italiani, li hanno votati e pur cambiando le regole in corso d’opera, sono legittimati a farlo in virtù del voto più o meno democratico, legge elettorale infame, infamante e bipartisan che ha portato al potere, ladri, nani, ballerine, mafiosi, truffatori, intrallazzatori e le eufemistiche escort.

 Non si può dire che non la pagheranno cara la loro scelta dell’effimero, la macelleria sociale varata ieri colpirà loro per primi, per descrivere la specie potrei usare il loro motto esistenziale, ma lascio lo spazio al mio cantautore preferito, lo fa con la durezza e l’eleganza che lo hanno sempre distinto, posso solo aggiungere che, se si estinguessero almeno del 40%, il Paese avrebbe ancora qualche speranza di farcela.

 Della serie: la leggendaria umanità si è estinta da un pezzo, è rimasto lo stagno fetido zeppo di oche che quaquareggiano e non hanno una identità, non hanno appartenza ma fanno numero in maniera decisiva, unico elemento per cui, tutti, ma proprio tutti, li mantengono in stato di sopravvivenza.

IL CENTRO DEL FIUME

Figure di carta che bevono nuovi pensieri
E fragili miti creati dal mondo di ieri

disperdono giovani forze sottratte al domani
Lasciando distorte le menti e vuote le mani


Consumi la vita sprecando il tuo tempo prezioso
Raggeli la mente in un vano e assoluto riposo
Trascorri le ore studiando le pose già viste
Su schermi elettronici oppure su false riviste


E tieni le orecchie tappate agli inviti del suono
E questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo


Deciso a sfuggire il tuo tempo che soffia e ribolle
Non abile a prendere il passo di un mondo che corre
Coraggio è soltanto una strana parola lontana
Tu cerchi rifugio in un pezzo di canapa indiana


Il sesso che prendi con facile e semplice gesto
Rimane ancora e di nuovo soltanto un pretesto
E ancora nascondi la testa alla luce del sole
Il sesso è scoperto però hai coperto l'amore


E tieni le orecchie tappate…


Fai parte di un gregge che vive ignorando il domani
E corri da un lato o dall'altro ad un cenno dei cani
Il mito di un lupo mai visto ti ha fritto il cervello
E corri perfino se il branco ti porta al macello


E dormi nel centro del fiume che corre alla meta
E niente che possa turbare il tuo sonno di seta
Qualcuno ti grida di aprire i tuoi occhi nebbiosi
Ma tu preferisci annegare in giorni noiosi


Non senti che ti stanno chiamando con voce di tuono
E questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo.