domenica 19 settembre 2010

LE RUOTE AL POSTO DEI PIEDI

 

 

*****

 “premessa obbligatoria di domenica 19 settembre derivata da un commento, questo non è un post che vuole sensibilizzare sulla disabilità motoria, questo è un post contro i bastardi endemici e i responsabili di molte strutture, che con il loro comportamento o scelte, rendono la vita difficile se non impossibile a chi, per cause di natura matrigna o incidenti di percorso si muove  con mezzi diversi dei piedi, a Tremonti spezzerei un ginocchio e un femore, dopo le protesi invalidanti ma necessarie gli darei una sedia a rotelle, unico mezzo per farlo smettere di sparare cazzate su bersagli immobili”.

*****

 

 

Tempo fa ho postato la lettera di Gramsci “odio gli indifferenti”, le ragioni le ho spiegate a chiare lettere, ne ho le scatole piene di chi del lamento ha fatto il mezzo per sbarcare il lunario, ma ne ho le scatole piene di quegli idioti che usano lo spazio pubblico come cosa propria o res nullius.

 

C’è un'altra categoria che mi fa andare in fibrillazione e mi trasforma in jena spietata.

 

I normodotati ai quali dedicherei

 

L’ANNO INTERNAZIONALE DEL SANO

 

visto che non si può indire la ricorrenza, dove la giuria per l’assegnazione del MONGOLINO DI PLATINO sarebbe formata da gente con handicap motorio, mi limito a elencare le cose che mi sono saltate agli occhi.

 

Questo coglione/a parcheggia nei posti riservati e si incazza se gli fai notare che non può farlo, straparla.

 

Ho smesso di discutere, quando trovo il posto occupato mi limito a mettere la macchina in doppia fila o di traverso per impedirgli di uscire e chiamo i vigili, arrivano col carro attrezzi per la rimozione, chi deve ritirare la macchina al deposito non ripete più l’impresa, per quel che mi riguarda o si educano o li educo.

 

Il coglione/a lascia la macchina con le 4 luci lampeggianti davanti agli scivoli dei marciapiedi, chi ha un bambino in carrozzina o usa la sedia a rotelle deve cercare un passo carraio che non sempre è libero o deve aspettare che il bastardo/a abbia finito di fare i suoi comodi.  

 

Il coglione/a si mette in fila nelle casse riservate alle donne incinte e portatori di handicap degli ipermercati, adotta la tecnica dell’indifferenza, fissa il vuoto per evitare di cedere il passo e quando vengono scavalcati insultano, mi è capitato a Carrefour di Grugliasco, mi sono voltata sibilando:

 

“se le da fastidio cedere il passo, cambi cassa o stia zitto, se vuole usarla veda di impattare un corpo solido che le faccia saltare un ginocchio e proverà il brivido di un diritto del quale ognuno di noi avrebbe fatto volentieri a meno”

 

Questo coglione/a indice un’assemblea negli incroci delle corsie degli ipermercati o parcheggia il carrello in modo tale che se sei sulle ruote sei bloccato e se chiedi permesso si girano scazzati per l’interruzione se in assemblea, irritati se hanno lasciato il carrello e sono alla ricerca di un prodotto in un’altra corsia.

 

Quest’anno mi sono trovata in questa situazione a Carbonia da Leclerc, all’ennesimo capannello mi sono scocciata esclamando:

 

“Cazzo, ma non hanno un altro posto dove allenare le lingue, devono venire a rompere le palle proprio agli incroci, vediamo se pesto qualche piede con la ruota come la mettono”?

 

L’addetto che stava caricando i banchi si è fiondato per scongiurare che io passassi dalle parole ai fatti e sciogliere l’assemblea delle stronze dicendo che stavano intralciando il traffico.

 

Poi ci sono le barriere architettoniche che non ti aspetti, sono anni che prendo il traghetto da Genova per Porto Torres e viceversa, quest’anno ho dovuto affittare una carrozzina, reduce dall’intervento del 4 agosto mi hanno raccomandato la prudenza.

 

I corridoi sono stretti e il mezzo ci passa a pelo, a terra ci sono delle barre per fermare la moquette, minchia, non si possono mettere delle barre piatte?

 

 

Nooo, bombate e aguzze, essendo la prima volta che uso una carrozzina sono inesperta (e non mi farò l’esperienza), a causa di una di queste dannate barre stavo per finire a muso in avanti.

 

Seconda sorpresa, la porta della cabina è stretta, uso le stampelle, scendo, Maurizio la chiude e la mette dentro, ok, ostacolo superato, ma chi non può alzarsi che fa?

 

Ho bisogno del bagno…guardo il gradino e mi dico che se non rovino l’opera degli ortopedici questa volta non lo farò più, 25/30 centrimetri, faccio leva sulle braccia e riesco a entrare e uscire senza danni, ma la mente torna a chi non può scalare …

 

Merda, eppure quando sono andata a comprare i biglietti ho chiesto che mi si desse una cabina idonea…poi ho scoperto che sulla Tirrenia è capitata la stessa cosa e alle giuste rimostranze del passeggero è stata data la seguente risposta:

 

“che fa, ci denuncia…tanto…stiamo fallendo”

 

A questo campione di buona educazione il MONGOLINO DI PLATINO lo avrei assegnato senza dubbi.

 

Ieri è venuto il fisioterapista, mi ha massacrata facendomi fare le scale nel modo giusto e non come le ho sempre fatte, abbiamo convenuto che il girello può essere restituito, ha ancora il cellophane, me lo hanno assegnato ma non mi è servito, mi ha chiesto di camminare ed è scoppiato a ridere dicendo:

 

“sono venuto per insegnarle a usare le stampelle e muovere i primi passi, le posso solo insegnare a moderare l’esuberanza o a correre, ma per la corsa è prematuro”.

 

Mi ha chiesto se uso molto la sedia a rotelle, gli ho detto che mi serve per i lunghi tragitti, come ha detto Alberto, il giovane medico specializzando in ortopedia del CTO, per qualche mese ancora, in molte occasioni lei sarà le mie gambe.

 

Girarci sopra mi ha fatto pensare che non è il portatore di handicap a essere acido, è il mondo che gli ruota attorno che lo spinge a diventare sarcastico, un mondo fatto di normodotati che non hanno mai pensato che basta un nulla per entrare a far parte di un club che nessuno avrebbe mai voluto fondare.

 

Domani proverò a guidare, tragitto breve, dal portone al cancello e ritorno, sono in fase di pieno recupero, ovvio che mi ritroverò con dei limiti, ma già 21 anni fa ho impattato un ginocchio contro uno spigolo e ho superato il fatto con una serie di interventi chirurgici e l’ausilio di un paio di stampelle, ho ripreso la mia vita come prima, azz...  non ho fatto più i cento metri piani ma i cento metri piano si, sono entrata nel club in maniera soft, ma questa volta no, questa volta ho dovuto affrontare una situazione zeppa di limiti, ho guardato il mondo da seduta e ho preso atto che il 60% dell’umanità dovrebbe fare uno stage obbligatorio su una sedia a rotelle per smettere di rompere le palle a chi si muove sulle ruote.

 

Io tra qualche settimana la lascerò fisicamente, ma so che non scorderò la rabbia che coglie quando un oggetto non è a portata di mano, quando cinque gradini ti chiudono fuori dal mondo, quando le istituzioni ti bollano come ladro, quando un Tremonti stabilisce in che misura hai dei limiti, quando un coglione ti piazza la sua stronza macchina davanti allo scivolo e tu sei li, impotente e speri che un colpo apoplettico lo elimini dal tessuto sociale, un decorticato in meno.