mercoledì 5 maggio 2010

150 ANNI DI … BRONTE

 

Vitti na crozza supra a nu cannuni

fui curiusu e ci vosi spiari

idda m’arrispunniu cu gran duluri

muria senza un toccu di campani…

 

Pillole di storia, ma storia scomoda che tutti o quasi sperano sia spazzata via una volta per tutte, appartengo ai “quasi” che la coltivano e la tramandano.

 

E si, siciliana sugnu, mi brucia l’orgoglio dell’appartenenza e mi irrita che a distanza di 150 anni, i discendenti di un metro e un BIP, ignorante come una foca ammaestrata  (parlava solo il dialetto piemontese), continuino a pensarci tribù con l’anello al naso, sono sbarcati come cavallette impazzite e si sono lasciati dietro morte, distruzione e il raddoppio delle angherie, infatti, alle prepotenze dei Gattopardi locali si sono aggiunte quelle dei “barot”.

 

Un Re pieno di debiti e in braghe di tela ha rapinato il sud Italia e la Sicilia più di tutti, spacciando la rapina per liberazione, il mercenario nizzardo ha statue in ogni angolo del territorio e vie che rammentano “l’impresa”, noi siciliani dalla memoria lunga la ricordiamo si, ma partendo da BRONTE

 

Il braccio armato del nizzardo che per tutti è l’eroe, per noi è l’assassino Nino Bixio.

http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bronte

 

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5 maggio: partenza del "Piemonte" e del "Lombardo". Inizia l'impresa dei Mille.

 

11 maggio: sbarco a Marsala.

 

A Salemi assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele.

 

15 maggio: scontro a Calatafimi;

 

27 maggio: entra in Palermo.Nasce il dissidio con Cavour che vuole l'annessione immediata della Sicilia.

 

1860, l'anno in cui la Sicilia, mediante uno strumentale quanto controverso “plebiscito”, fu annessa (21 ottobre 1860) al Re fornendo così la dimostrazione che Garibaldi non era venuto in Sicilia per liberarla dai Borboni (che, alla fine, risulteranno addirittura meno dannosi e vessatori dei proconsoli di Casa Savoia) bensì per portare a compimento il prestabilito progetto di annessione del sud Italia alla monarchia piemontese, secondo i piani elaborati da Cavour. 

Quest’ultimo, peraltro, aveva candidamente dichiarato 

“…non solo di aver fino allora creduto che in Sicilia si parlasse arabo ma che di quest’isola ben poco conosceva, essendogli invece più familiare la storia dell’Inghilterra…”.

 

Come dire che, “ignorando” la millenaria storia della Sicilia, non era affatto in grado di comprendere la realtà isolana e non poteva avere contezza di quali indispensabili interventi sociali fossero necessari e urgenti per lenire le sofferenze di un popolo oppresso e maltrattato.

 

Anzi, nel predisporre gli atti per l’estensione delle normative giuridiche e amministrative piemontesi ai nuovi territori annessi, impartì drastiche disposizioni e frattanto avallò l’operato dei vari “despoti” militari e civili che erano subentrati al potere borbonico.

 

Fu un susseguirsi di soprusi, di imposizione di nuove gravose tasse (destinate a risanare le finanze dello Stato sabaudo), di sfruttamento delle risorse isolane.

 

E’ bene ricordare, per inciso, che Casa Savoia era già stata responsabile della sottrazione alla Sicilia delle ingenti somme di denaro consegnate al Duca Vittorio Amedeo II a fronte dell’impegno assunto di fare dell’Isola un Regno indipendente, per come stabilito dal trattato di Utrecht del 1713.

 

L’impegno non fu rispettato e la Sicilia, slealmente barattata con la Sardegna, fu consegnata agli Austriaci vanificando l’aspirazione dell’ingenuo popolo isolano.

 

 E’ quasi superfluo aggiungere che i mercenari di Casa Savoia non restituirono alla Sicilia neppure un arrugginito “tarì” del maltolto.

 

La sommossa popolare di Bronte faceva peraltro eco ai tumulti antigaribaldini che tra giugno e luglio del 1860 avevano fortemente interessato le zone di

 

Nicosia, Mistretta, Cerami, Regalbuto, Biancavilla, Centuripe, Randazzo, Maletto e in atri piccoli centri del centro Sicilia e del circondario dell’Etna.

 

Era la naturale e istintiva protesta del “popolo dei reietti”, delusi dai suggestivi ma falsi proclami garibaldini. In cambio della libertà e della promessa assegnazione delle terre, la misera e tartassata “plebe” del diffuso bracciantato contadino, dei piccoli artigiani di paese, dei molti derelitti addetti ai lavori più infimi, avevano visto accentuarsi la miseria, determinata anche dalla imposizione di ulteriori sacrifici e tasse, a parte le sofferenze e i lutti per le imperversanti malattie. La misura era colma, la delusione e l’amarezza traboccavano dai loro animi, nessuno più osava avanzare speranze riguardo ai nuovi “invasori” mentre la rabbia montava a fronte dei patimenti e della fame. Ovunque si innalzava alta la protesta al grido di: “abbassu li cappeddi”, “vulimu li terri” !

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Continuo a ripetermi che la mia antipatia per gli Inglesi ha radici nello sbarco del mercenario nizzardo in Sicilia, ma i possedimenti dei discendenti di Nelson in Sicilia andavano protetti, il mercenario nizzardo li ha protetti, Bronte ne è la prova.

 

Leggiamola la storia, ma leggiamola nella sua interezza, mi pare che 150 anni siano un buon lasso di tempo per stemperare gli asti, ai discendenti savoiardi rammento che i migliori filosofi, giuristi, matematici e politici, non hanno disceso lo stivale, lo hanno risalito, Torino non è stata progettata da un padano, la Bellissima Torino Barocca è stata progettata da un certo Filippo Juvarra.

 

Non sapete da dove arrivava…scusate la spocchia…Missinisi era…comu a mia.

 

Terra terra, vi abbiamo riempito le casse vuote, vi abbiamo mostrato quanta bellezza e cultura contenesse la nostra terra…siamo in credito

 

Non vogliamo pagare più il pedaggio alla vostra storia bugiarda

 

cominciate a raccontare com’è andata, perché vi siete scomodati, non certo per amor di giustizia, ma semplicemente per fare cassa.