domenica 27 settembre 2009

PORTELLA della GINESTRA…NON E’ CAMBIATO NIENTE…ANZI…

Un commento dell’amico Paolo nel post precedente mi ha portata a riflettere.

“niente di nuovo sotto al sole” commentava Paolo, ne convenivo, ma nello stesso tempo correvo indietro con la memoria.

Lasciando da parte il periodo che mi ha vista prendere parte alle lotte per le riforme sociali, mi sono rituffata nella storia repubblicana del dopoguerra, pagine sature di eventi  che, per i dirigenti della odierna sinistra sembrano mai accaduti o accaduti su un altro pianeta,  se non addirittura scaturiti dalla penna di uno scrittore di fantascienza…

Quella che segue è una “spigolatura” su un fatto accaduto nel 1947…

La reazione del mondo politico di allora

La reazione della chiesa di allora

Luogo simbolo del movimento contadino siciliano, nel 1947 Portella della Ginestra divenne teatro di una delle più controverse stragi nella storia dell’Italia repubblicana, circa 2000 contadini, uomini, donne, bambini e anziani, si erano dati appuntamento nella Piana di Portella della Ginestra. Appostati sulle colline vicine , c'erano ad attenderli, armati di mitragliatrici, gli uomini della banda di Salvatore Giuliano.

Il capomafia di San Cipirello, Salvatore Celeste, in un pubblico comizio si esprimeva in questi termini: «Una vittoria del Blocco del Popolo sarà tanti fossi che si scaveranno per i comunisti e tanto sangue sarà sparso. I figli non troveranno il padre e la madre perché conoscete chi sono io». Di ciò si trova ampia documentazione nel verbale sulla strage indirizzato alla procura di Palermo e redatto dal questore di Palermo Filippo Cosenza l’8 maggio 1947.

Aveva appena iniziato a parlare il primo oratore, quando si sentirono i primi colpi. Per la folla non ci poteva essere scampo: alla fine si contarono 11 morti e più di 50 feriti. La notizia della strage si diffuse in tutta Italia e la CGIL proclamò per il 3 maggio uno sciopero generale.

Il ministro dell'interno dell'epoca, Mario Scelba,  escluse  in partenza la pista della strage politica. Tutte le colpe furono addossate al bandito Giuliano, malgrado il rapporto dei Carabinieri indicasse come possibili mandanti, "elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali".

Lo stesso Giuliano fu eliminato, 3 anni dopo, dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta che a sua volta fu avvelenato in carcere nel 1954 dopo aver preannunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella.

Nel 1947 non si festeggiava solo il primo maggio ma pure la vittoria dei partiti di sinistra raccolti nel Blocco del popolo nelle prime elezioni regionali svoltesi il 20 aprile. Sull'onda della mobilitazione contadina che si era andata sviluppando in quegli anni, le sinistre avevano ottenuto un successo significativo, ribaltando il risultato delle elezioni per l'Assemblea costituente. La Democrazia cristiana era scesa dal 33,62% al 20,52%, mentre le sinistre avevano avuto il 29,13% (alle elezioni precedenti il Psi aveva avuto il 12,25% e il Pci il 7,91%).

Si afferma la pista che porta alla banda Giuliano, il cui nome viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo politico".

Intervento della chiesa per bocca del Cardinal Ruffini sulla strage.

Il cardinale Ernesto Ruffini, a proposito della strage di Portella e degli attentati del 22 giugno, scrive che era "inevitabile la resistenza e la ribellione di fronte alle prepotenze, alle calunnie, ai sistemi  sleali e alle teorie antiitaliane e anticristiane dei comunisti",  plaude all'estromissione delle sinistre dal governo, ma la sua proposta di mettere i comunisti fuori legge, rivolta a De Gasperi e a Scelba, rimarrà inascoltata. I dirigenti democristiani sanno perfettamente che sarebbe la guerra civile.

Assemblea Costituente. Seduta del 15 luglio 1947
Intervento di Girolamo Li Causi
LI CAUSI. Onorevoli colleghi, non è la prima volta che ci occupiano della Sicilia e credo che non sarà nemmeno l'ultima…

UBERTI. Speriamo che sia l'ultima!

PRESIDENTE. Onorevole Uberti, la prego di non cominciare ad interrompere.

MANCINI. È intolleranza!

LI CAUSI. … ed è un bene; perché il processo di chiarificazione che è in corso, determinato appunto dall'azione delle masse, deve essere condotto fino in fondo, ed è necessario che tutto il paese segua, aiuti, intervenga in questo processo di chiarificazione nella nostra Isola. Se è vero che in Sicilia recentemente, fatto, credo unico finora nella storia, è intervenuto in visita ufficiale l'ambasciatore degli Stati Uniti, che ha preso contatto col Governo regionale, ha concesso interviste, fatto delle dichiarazioni, esortato il popolo siciliano a guardarsi dal rinunciare alla libertà individuale; se è vero che l'Isola, ha una particolare importanza strategica, ci rendiamo conto come sia indispensabile che tutto il Paese, posto continuamente in sussulto da campagne di stampa sugli avvenimenti siciliani, in base a notizie deformate, esagerate o minimizzate secondo il punto di vista degli interessi, abbia la conoscenza esatta di quella situazione, chiarisca le responsabilità e soprattutto si renda conto di una situazione che nella sua sostanza è semplicissima, ma che è infinitamente complessa, complicata com'è per collusioni e legami intimi che sussistono, sulla base della struttura sociale della Sicilia, tra vita politica, mafia e banditismo.

…la differenza che corre tra l’oggi e 62 anni fa, la mafia non sedeva in parlamento, la sinistra aveva rappresentanti che sapevano far convivere le varie anime unitariamente, non andavano a fare gli zombie davanti alla controparte, non facevano escursioni da “boy scout” per piantare bandiere, ma soprattutto, non azionavano la lingua senza averla prima collegata al cervello, non sparavano cazzate verbali, mai!

La chiesa…no, lei non è cambiata, ottusa, cinica e rapace era, tale è rimasta, incapace di capire che, prima di insultare me, atea, insulta i credenti illuminati.

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