…CHI RESTA NON HA TREGUA, LA BUROCRAZIA LO INSEGUE.
Chi pensa che la morte fa chiudere i conti con la quotidianità sbaglia di grosso, la morte non chiude mai del tutto i conti, se poi è un conto corrente…sono c@@@i acidi per chi resta.
La burocrazia post mortem è più devastante della perdita del familiare.
So che più di uno/a penserà che sono una cinica, può darsi, non perdo il sonno per questo, ma ho cominciato a perdere le staffe il giorno successivo a quello che mia madre ha deciso di fare il gesto dell’ombrello a questa vita e andarsene, nei suoi 81 anni lo ha fatto moltissime volte, quando una situazione non le andava più, spariva, missing, quando meno ce lo aspettavamo ricompariva, tipetto che costruiva e distruggeva impipandosene delle conseguenze delle sue azioni e delle convenzioni sociali, con mio fratello abbiamo convenuto che nostra madre è stata una delle poche persone che ha vissuto come ha voluto, dove ha voluto e con chi ha voluto.
Credo che per lei il motto del Marchese del Grillo “io so io e voi un siete un cazzo” fosse la regola di vita.
Vista con distacco diventa una tragicommedia, vivendola diventa una fonte di incazzature a ritmo costante e la data del suo epilogo è ancora da definire.
A funerale finito consegno all’ente erogatore il certificato di morte chiedendo di non pagare più la pensione, dico che uscendo da li vado a chiudere il conto corrente d’appoggio, l’impiegato mi guarda come se avesse un verme davanti e:
“lei doveva venire subito, bastava una autocertificazione…e il conto non lo può chiudere ora, deve aspettare che la banca ci restituisca il rateo di febbraio, lei…”
L’ho interrotto sibilando: “veda di capire che è la mia prima volta e non ho letto il manuale burocratese del come comportarsi nel caso di morte di un congiunto, la prossima volta sarò ligia alle regole dell’al di là, gestite dall’al di qua”.
Preso nota che il conto lo avrei potuto chiudere solo ad aprile, le comunicazioni sarebbero avvenute tra Inps e banca, quest’ultima mi avrebbe convocata per la firma, ho scoperto che per essere inumati si paga una tassa e che tassa, tipo acquisto di bene di lusso, per intenderci parecchio sopra i 1000€, che la lapide è un costo extra, che la stessa non può essere posta subito, che ci sono vari modelli alla stregua di un capo di alta moda, che la targa va messa così e non cosà, che…che…che…
A giugno una voce perentoria al telefono mi rimprovera di non aver comunicato il decesso della congiunta, chiedo se tra enti si parlano e ribatto che se la signora non avesse avuto figli a chi avrebbe rivolto il pistolotto?
Dico che il giorno dopo passo a chiudere sto c@@@o di conto, risponde che non posso, che anzi lo blocca, che devo procurarmi una serie di documenti, mi fa l’elenco.
Visto che se la sono presa comoda, me la sono presa comoda, me ne sono andata in ferie, al ritorno ho speso una cifretta per i documenti e questa mattina sono andata a…incazzarmi.
Consegnata la documentazione mi è stato comunicato che questo è solo il primo passo, che mi comunicherà telefonicamente i passi successivi, che…che…che…
Ho tenuto la lingua a freno, ma uscendo ho detto a Maurizio: Resta inteso che quando toccherà a me voglio applicata la funzione in voga tra gli indiani americani, una catasta di legna, una torcia e un ventilatore gigante che disperda la cenere man mano che si forma, non voglio essere fonte di guadagno di cartelli anche da morta.
Ho fatto un salto da mio fratello per metterlo al corrente degli sviluppi della telenovelas e dargli la copia del libro iPod nano di Luigi Alfieri alias Vadelfio, tra un cliente che usciva e una che entrava dal negozio, ho scoperto che quella copia era la mia, la dedica di Luigi “ a Tina etc. etc. lo dice chiaro, vuol dire che mio fratello si terrà la copia che io ho letto.
Mi scuserò con Luigi per non averlo ringraziato della dedica che ha reso la copia personalizzata. ;-))
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