…LA MEGLIO GIOVENTU’
Da Wikipedia, per chi non sapesse chi è stato Franco Basaglia.
« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo » Franco Basaglia 1964
14 anni dopo entrava in vigore la legge 180/1978 che portava e porta il suo nome.
Nello stesso anno Don Backy scriveva questa poesia cruda dedicata ai “figli di un dio minore”
Me ne sto lì seduto e assente,
con un cappello sulla fronte
e cose strane che mi passan per la mente
avrei una voglia di gridare,
ma non capisco a quale scopo
poi d'improvviso piango un poco
e rido quasi fosse un gioco
Se sento voci, non rispondo
Io vivo in uno strano mondo
Dove ci son pochi problemi
Dove la gente non ha schemi
Non ho futuro, né presente,
e vivo adesso eternamente
il mio passato é ormai per me, distante
ma ho tutto quello che mi serve,
nemmeno il mare nel suo scrigno
ha quelle cose che io sogno,
e non capisco perché piango
Non so che cosa sia l'amore
E non conosco il batticuore
per me la donna rappresenta
Chi mi accudisce e mi sostenta
Ma ogni tanto sento che,
gli artigli neri della notte
mi fanno fare azioni non esatte
d'un tratto sento quella voce,
e qui incomincia la mia croce
vorrei scordare e ricordare,
la mente mia sta per scoppiare
E spacco tutto quel che trovo
Ed a finirla poi ci provo
Tanto per me non c'è speranza
Di uscire mai da questa stanza
Sopra un lettino cigolante,
in questo posto allucinante
io cerco spesso di volare nel cielo
non so che male posso fare,
se cerco solo di volare
io non capisco i miei guardiani,
perché mi legano le mani
E a tutti i costi voglion che
Indossi un camice per me
Le braccia indietro forte spingo
E a questo punto sempre piango
Mio Dio che grande confusione,
e che magnifica visione
un'ombra chiara mi attraversa, la mente
le mani forte adesso mordo
e per un attimo ricordo
che un tempo forse non lontano,
qualcuno mi diceva: 't'amo'
In un addio svanì la voce
Scese nell'animo una pace
Ed è così che da quel dì
Io son seduto e fermo qui
Nel decennio 1980/1990 c'è stato un fermento per smantellare i manicomi e creare case protette con pochi ospiti seguiti da personale specializzato che, passo dopo passo ha permesso a chi nei manicomi c’era finito da piccolo, di riconciliarsi se non del tutto, almeno in parte con la vita quotidiana, da queste parti abbiamo spalleggiato e affiancato l’amico psichiatra Cesare Picco, nella prima cintura di Torino sono sorte due di queste case…ci siamo incontrati l’ultima volta nel 1990, lui aveva vinto la sua battaglia, io partivo per un’altra battaglia…quella sull’uso improprio delle nanotecnologie, chiusi i manicomi una certa branca della ricerca veniva privata della materia prima da test, dagli stati uniti la notizia era esplosa, si chiamava progetto MK-Ultra.
L’etica di Cesare, medico che del giuramento di Ippocrate ha fatto vangelo, non ha creduto che potessero esserci medici pronti a tradire quel giuramento, ci siamo stretti la mano e nel salutarlo gli ho rammentato che
“Delgado e Mengele hanno giurato e sai come è finita”
Dalle avvisaglie che mi arrivano ho paura che i tagli alla sanità ripristineranno i “lazzaretti”, ennesimo calcio in culo all’umanità.
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