domenica 15 gennaio 2012

POKER VINCENTE

 

 

Detesto il “come eravamo”, mi tengo alla larga da chi fa viaggi “alla ricerca del tempo perduto” ma se il viaggiatore mi si para davanti cercando di spiegare il passato puntandomi il dito contro e dicendomi...

 

“voi quattro avete frantumato il gruppo e dopo vi siete votati alla creazione del vostro club lasciando fuori tutti”

 

...ho delle reazioni poco piacevoli, anche in questa occasione ho reagito con una fredda calma e una grandinata di date, fatti, conseguenze e soggetti che, da attori principali scatenanti i fatti si sono atteggiati a vittime del sistema ed emarginati da quattro di noi.

 

Noi quattro ci siamo visti ieri, ci siamo fatti le pulci e abbiamo capito che l’unico errore commesso è stato quello di non mandarli nel paese dei campanelli dopo che gli ormoni impazziti di una di loro ci hanno messi sotto la lente di ingrandimento della squadra del Generale Dalla Chiesa.

 

Mezz’ora fa abbiamo deciso che basta così, il prossimo dito che si tenderà verso uno di noi sarà tranciato, chi vuole è libero di viaggiare a ritroso, importante che lo faccia a distanza da noi.

 

Poi, come è nostro stile, ci siamo lanciati nella discussione dei fatti generali, tema preferito, la decisione di Standard & Poor's di calare la mannaia su mezza Europa, Diego ridacchia e mentre ci salutiamo dandoci appuntamento al campo dice

 

“vedrete che questa volta scopriranno di aver suonato le campane a morto prima di avere il cadavere, ci saranno reazioni a catena e saranno messi in luce i metodi discutibili che usano nello stilare giudizi, scordano di aver garantito i bond Argentini e i bond della Parmalat quando erano buoni solo come carta igienica”

 

E si, noi quattro siamo stati un poker vincente nel momento in cui abbiamo guardato non a quanto avevamo fatto, ma a quanto c'era ancora da fare, non basta una vita per attuare i programmi, ciò non toglie che per due giorni mi sono chiesta "che diavolo di gente ho frequentato per anni?"

 

Il mio stato umorale è descritto benissimo dal solito cantore di vita vera.

 

 

Amore mio, che cosa vuoi che dica
Sarà che mi è scoppiata la fatica
O forse ho scaricato tutto il sacco di esperienza
E sono fermo ai blocchi di partenza


A volte sono stanco di pensare
Mi sento come un pesce senza il mare
Ho scritto tante cose, tanti fatti e le ragioni,

cercando di fermare le emozioni


Mi piace aprir la botte e raccontare

di come a volte il cielo tocca il mare
Di come l'infinito sia nel viso della gente,

che ha costruito tutto e non ha mai avuto niente


Amore mio, vorrei ricominciare

con tante cose ancora da inventare
E non sentirmi vuoto come un fiasco già scolato
Con l'impressione d'essere arrivato


Mi piace scombinare l'acquisto

e rivoltar la giacca ad un partito
E fare i conti in tasca alle morali e tradizioni
Col gusto di scoprire le finzioni


E allora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima


Amore mio, mi mancan le parole

per costruire torri in faccia al sole
Sarà perchè son stato troppo tempo a vegetare
e l'ho chiamato spesso riposare


Ma non ho ancora perso la mia rabbia
Non mi hanno ancora chiuso nella gabbia
E pesco ancora in fondo alle mie tante ribellioni

per scaricarle dentro alle canzoni


Mi piace respirare la chiarezza
Sentire dentro un po' di tenerezza
Rompendo i bugigattoli dei dogmi culturali

stampate sulle tavole di pietra o sui giornali


E ancora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima


Amore mio, se a volte mi nascondo
Se chiudo le mie entrate a questo mondo
è solo per cercare di capire come sono
Mi sento naufragare e mi abbandono


Mi piace poi tornare come nuovo
Sentire che mi scrollo e che mi muovo
Allora c'è nell'aria come un altro ritornello
Così che ripulisco il mio cervello


E allora con la falce taglio il filo della luna
La musica mi sembra più vicina
E prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna
E cerco di tornare come prima

 

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